mercoledì, giugno 08, 2016

Non diffamò il Boss Mariano Agate. Assolto il Giornalista Rino Giacalone in nome dell’articolo 21 della Costituzione

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure....» (Articolo 21)

TRAPANI. Abbiamo vinto. Abbiamo vinto noi  comuni cittadini. Abbiamo vinto noi che crediamo ancora nel buon giornalismo e nella Costituzione italiana.

Ieri è stata emessa la sentenza del processo a carico del giornalista trapanese Rino Giacalone, accusato di aver “diffamato” la reputazione del boss di Mazara del Vallo Mariano Agate, deceduto nel 2013. Giacalone aveva chiuso un articolo definendolo “un gran bel pezzo di merda”. La vedova Agate con due dei tre figli ha querelato il giornalista, finito così sotto processo.  

Il processo ha ripercorso il curriculum criminale di Agate, membro della cosiddetta commissione regionale di Cosa Nostra, condannato all'ergastolo per mafia, attivo nella raffinazione e nel traffico di sostanze stupefacenti ed iscritto alla nota loggia massonica Iside 2. In seguito al decesso il questore di Trapani ne aveva vietato i funerali pubblici ed anche il Vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, aveva rifiutato i funerali religiosi. L’ex capo della squadra mobile di Trapani Giuseppe Linares di Agate disse “se Agate fosse ancora vivo, Matteo Messina Denaro sarebbe meno importante.”

Il Pm Franco Belvisi aveva chiesto la condanna a 4 mesi e 600 euro di risarcimento, ma il giudice monocratico del Tribunale di Trapani, Gianluigi Visco ha assolto il giornalista “perché il fatto non consiste reato”, citando chiaramente l’articolo 21 della Costituzione. Un articolo spesso calpestato e mortificato. Oggi questa sentenza, come già detto in passato, è già storia. 
La sentenza infatti sancisce un principio chiaro, forse scontato, ma che invece bisognava ribadire nelle sedi opportune. Da oggi non solo la mafia è “una montagna di merda” come scrisse un tempo Peppino Impastato, ma anche i mafiosi, condannati per mafia, omicidio, strage.. sono parte di quella montagna. Quindi oggi un giornalista può scriverlo, può ribadirlo. Quello che abbiamo sempre pensato da oggi, se sei un giornalista, lo puoi scrivere.

I legali di Giacalone Carmelo Miceli e Domenico Grassa (in sostituzione di Enza Rando) hanno prodotto tantissima giurisprudenza in merito e chiarito, nella discussione finale, che “ci siamo difesi dicendo che è vero che andava riconosciuta un minimo di reputazione ma che la stessa era comunque minima. Nella bilancia della giustizia andava messa anche la libertà d’espressione e la funzione sociale dell’articolo appartenente ad un’attività giornalistica. Quindi andava anche considerato il contesto con cui il giornalista prova a descrivere attenendosi alla sua funzione sociale. La valutazione, dunque, non poteva essere solo astratta ma oggettiva e andava valutata caso per caso. La reputazione – spiegano i legali di Rino Giacalone ad Antimafiaduemila - sarebbe stata violata se alla fine del discorso si sarebbe utilizzata un'altra espressione ingiuriosa ma così non è se si racconta la storia di Mariano Agate, dimostrando che lo stesso aveva rappresentato un pezzo importante della storia di Cosa nostra.”


Ad attendere la sentenza un gruppo di ragazzi di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, il presidente di Libera Don Luigi Ciotti e il Senatore del Movimento 5 Stelle Mario Giarrusso, componente della Commissione Parlamentare Antimafia che ha manifestato solidarietà e vicinanza a Rino Giacalone: “Solidarietà a Rino Giacalone. La mafia è una montagna di merda e chi ne fa parte è un pezzo di merda; non si può processare un giornalista per aver detto la verità, quello che pensano milioni di italiani onesti. Il nome di Mariano Agate non è più un nome rispettabile - continua Giarrusso - a causa degli atti orrendi e criminali che ha compiuto. Per questi nomi si vorrebbe la damnatio memoriae, non certo la tutela giurisdizionale. Sono qui per sentire con le mie orecchie un Pm, che dovrebbe difendere il buon nome di Mariano Agate, un boss sanguinario, condannato all’ergastolo per la strage di Capaci. Una vergogna”.

Tantissimi in queste ore si sono schierati apertamente al fianco di Rino: colleghi, amici, gente comune, e anche qualche politico locale. Baldo Gucciardi, assessore regionale alla Sanità, tramite il suo ufficio stampa ha espresso “soddisfazione per la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Trapani nei confronti del giornalista Rino Giacalone, accusato di diffamazione nei confronti del boss Mariano Agate. Siamo di fronte ad una sentenza - aggiunge Gucciardi - che ristabilisce i valori in campo e solleva Rino, giornalista bravo e coraggioso, da un'accusa assurda e paradossale".

Tra i tanti messaggi ricevuti dal giornalista anche quelli del On. Davide Mattiello, componente della Commissione Parlamentare Antimafia, e del Sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone che su facebook ha scritto: Hai vinto tu, abbiamo vinto tutti noi.

In aula sempre presenti i due figli del boss Agate e la vedova Rosa Pace, che dopo la sentenza hanno abbandonato l’aula contrariati, sottolineando soltanto che “è un’ingiustizia. Proviamo tanta tristezza”.

Caro Rino, abbiamo  veramente vinto tutti noi. Un abbraccio. 

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